venerdì 24 giugno 2011

Sempre più giù.

L'esame non è andato. Il che significa che mi scala ancora la laurea. Scritti di merda che bloccano l'infinito e ci sono solo una volta a sessione.

Il colmo è stato consolare per due settimane una compagna di università perché "non lo passo, non lo passo" senza poter parlare d'altro, per poi scoprire che quella che è stata inculata sei tu. Mais c'est la vie. No?

Lui si fa sentire con qualche messaggio ogni tanto, ma inizio a pensa che non valga pena continuare ad aspettare una svolta. Lui non prende neanche in considerazione l'idea di salire per risolvere la situazione, anzi, s'aspetta che sia io a farlo.

In aggiunta, è già tanto se dormo un paio d'ore per notte.

Direi che è proprio un signor periodo, questo.

venerdì 10 giugno 2011

Certi sogni ritornano.

Mercoledì ho dato l'esame che deciderà se, finalmente, mi potrò laureare o se dovrò nuovamente rimandare questa formalità.

Era l'esame di lingua tedesca 3, per la cronaca, quello che dovrebbe certificare il livello C1 di conoscenza della lingua.

Ansia a parte - alla fine, è l'ultimo grande ostacolo - m'è servito.
L'esame è composto da quattro parti, più o meno difficili, ma non è quello il punto. L'ultima parte è la traduzione da e verso il tedesco. Mentre scrivevo dell'istituto Georg Eckert in italiano e di come gli italiani leggano più classici stranieri e opere contemporanee italiane in tedesco, nella mia mente - e, perché no, nel mio cuore - s'è riaccesa la scintilla della traduzione.
Per quanto fossero due ore interminabili per alcuni, a me non sono pesate. Tradurre mi piace, c'è poco da fare. Voglio lavorare con i libri, farne la mia vita.
M'è piaciuto riassaporare la passione di un tempo, ma ora sorge un dubbio: dove fare la specialistica in traduzione?

Milano è da escludere, ché la IULM è l'università delle veline.
Trieste è decisamente sopra le mie capacità.
Sede di Forlì dell'università di Bologna?
Roma? Ma lì c'è Lui e se non si sveglia non voglio andare a vivere nella sua stessa città.

Nell'attesa spero che qualcuno guardi giù e mi faccia passare l'esame...

sabato 4 giugno 2011

C'è che non c'è ma e non c'è se.

C'è che sono dieci-giorni-dieci che ho lasciato la persona con la quale volevo passare il resto della mia vita. Perché per lui ci sono sempre stata, nei momenti felici come in quelli tristi, ma mi stava dando per scontata, preferendo gli altri a me.

C'è che oggi ho capito che non lotterà per me, che continuerà a preferire le auto e i fine settimana al mare anziché cercare di farmi capire che ho sbagliato a lasciarlo, che non possiamo fare a meno l'uno dell'altra.

C'è che non sono ancora riuscita a laurearmi e farlo ora significa non sapere niente del futuro, perché pensavo di andare a vivere con lui, ma ora non ho certezze.

C'è che con questa crisi ho capito che posso contare su pochissime persone. Perché l'amica che mi chiama sorella mi lascia nel mio brodo a piangere e stare in piedi a sigarette per una settimana finché non ha bisogno lei di essere ascoltata. Perché l'amica dell'università va a scrivere sul suo sito che i miei non sono problemi fondamentali, ma solo i suoi lo sono.

C'è che i miei hanno fatto i salti di gioia quando hanno scoperto d'averlo lasciato, perché non l'hanno mai potuto sopportare e hanno sempre pensato che mi stesse solo usando.

C'è che faccio fatica ad arrivare a fine giornata. E la notte è ancora peggio, perché immancabilmente è nei miei sogni.