
Snocciolo una serie di «no» - marito figlio laurea fotografia no - e vedo Edvige talmente delusa che all'improvviso mi ricordo di quanto mi abbia voluto bene e abbia creduto in me, di come io sia stata per anni il suo modello irraggiungibile.
Allora, stupidamente, vorrei essere io a consolarla e raccontarle qualche «sì», ma quale? Lavoro sì, certo, c'è di peggio che starsene otto ore dietro a una scrivania, e uomini sì, ma niente di più che qualche corpo caldo in mezzo alle gambe che al mattino lascia nel letto un'impronta umida e stropicciata e dentro di me la voglia di stare sola. Così penso che i miei «sì» la deluderebbero ancor più dei miei «no» e non dico nulla.
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