domenica 12 aprile 2009

And breathe, just breathe...

Ci sarebbero molte cose da dire.
Potrei parlare del terremoto in Abruzzo e di come mi si è gelato il sangue a un giorno di distanza realizzando che un'amica studia a L'Aquila. Potrei parlare di come, a volte, il culo faccia gran parte del lavoro nella vita universitaria. Potrei parlare della festa di laurea più assurda a cui abbia mai partecipato. Potrei parlare della cena dei "clasa" (aka coscritti) organizzata dopo sette lunghi anni e di come sia rimasta stupita dalla maturità di certe persone. Potrei parlare di come, anche quest'estate, mi ritroverò a fare ripetizioni, guide turistiche e a lavorare in albergo: i tre lavori che più odio e che ogni anno faccio. Potrei parlare di come, anche quest'anno, salteranno le mie vacanze. Potrei parlare di come abbia finalmente scoperto cos'ho alla gola, ma ciò lo rende ancora più noioso.
Ma in realtà non ce n'è bisogno.
Perché la mia amica sta bene, era già nel suo paese natale. Perché ho preso un signor voto avendo studiato mezza giornata (a quanto pare ricordo ancora quello che ho fatto alle superiori). Perché il corridoio dell'appartamento è diventato una piscina, s'è rotto l'ennesimo vetro della porta e ci sono macchie di vino ovunque. Perché certa gente lavativa è diventata più seria di me. Perché nessuno vuole andare in vacanza a maggio e io da giugno lavoro. Perché sono in lista d'attesa per uno stupido intervento doloroso e a rischio emorragia.
Il fatto è che sono stranamente tranquilla. Quella tranquillità e quel benessere che solo la primavera meneghina mi sa dare.

[E per parlare di tranquillità a Milano vuol dire che ho proprio una visione distorta della realtà, eh.]
Comunque.
Buona Pasqua.

sabato 11 aprile 2009

Il pornografo di Vienna, Lewis Crofts

Le guardie rimisero in piedi Egon e lo trattennero davanti al magistrato.
«Come si è detto, sfortunatamente non ci sono prove sufficienti di maltrattamento nei confronti di nessuno dei bambini. Perciò io la condanno, Egon Leo Adolf Schiele, di anni ventuno, celibe, residente in Buchberggasse 29, proprietà della famiglia Gierlinger, per il reato di diffusione di opere immorali, alla pena massima prevista dalla legge imperiale: quattro settimane. Purtroppo, avendo lei già scontato ventitré giorni, verrà sottoposto a reclusione per altri cinque giorni. Non credo che lasciarla lì più a lungo servirà a calmare la sua anima malata. In aggiunta a questo, proclamo una pubblica censura nei confronti della sua opera. Inoltre, i centoventiquattro lavori incriminati confiscati nel suo alloggio verranno distrutti. A cominciare da quello» aggiunse, indicando il ritratto di Valerie che nel trambusto era scivolato sul pavimento. «Guardia, lo porti fuori, per piacere, e mi aspetti alla piazza del mercato. Faccia i preparativi del caso.»
Una delle guardie si avvicinò al ritratto, lo raccolse dal pavimento e lo girò per nascondere il lato dipinto.
«L'imputato ha qualcosa da dire?»
Egon continuava a dibattersi contro la guardia.
«Qualcosa da dire?» ripeté il magistrato.
«È lei. È lei il criminale. L'arte dovrebbe essere libera. Limitare l'artista è un crimine; è assassinare la vita sul nascere.»