domenica 1 novembre 2009

Apparire o non apparire?

Tra i vari pro e contro del diventare più conforme a quello che è considerato dai più "bello" (vale a dire essere magri), c'è quello di essere notata maggiormente dalla gente. Perché, parliamoci chiaro, quale persona tendente allo sferico attira l'attenzione?
In un certo senso, questo può far piacere: potrei contare sulle dita di una mano quelle persone che odiano farsi notare, ma in certi casi si supera il limite. In certi casi le attenzioni risultano insistenti, spiacevoli e sgradite.
Non sto parlando di sguardi. Sto parlando di persone che ti notano in fondo al bus che percorre la circonvallazione interna di Milano, che si avvicinano e che, aiutati dalla ressa dell'ora di punta, si "incollano" a te e cercano con le mani - e non solo - di intrufolarsi tra i tuoi vestiti.
Fortunatamente, alcune persone hanno la forza d'animo di reagire e respingere quelle che possono essere considerate "avances".
È quello che è successo a me un paio di settimane fa. Non ho avuto il coraggio di parlarne prima perché avevo bisogno di comprendere fino in fondo l'accaduto.
Ringrazio Gabriele, quello che è stato il mio istruttore di difesa personale alle superiori, il quale continuava a ripetermi che i movimenti sarebbero risultati naturali nel momento del bisogno. E solo ora capisco pienamente l'importanza delle sue parole.
E pensare che il simpaticone, vedendo la mia pronta reazione, ha avuto anche il coraggio di chiedermi scusa. Assurdo.

sabato 17 ottobre 2009

Felicità®, Will Ferguson

"Un nuovo giorno? E che razza di mondo sarà? Un mondo senz'anima. Un mondo senza risate. Senza vere risate. Di quelle che ti fanno venire il mal di cuore e ti annebbiano la vista. In cielo non ride nessuno, May. E nessuno ride in paradiso. È lì che stiamo andando? Un mondo che ha dimenticato quanto sia triste una vera risata. Lacrime e risa, May. Due facce della stessa medaglia. Non puoi separarle. Nemo saltat sobrius! 'Chi è sobrio non balla.' L'ha scritto James Boswell, era vero nel diciottesimo secolo e lo è ancora oggi. Abbiamo bisogno dei nostri vizi. Abbiamo bisogno dell'inconsistenza dello zucchero filato, perché la vita è triste, breve e finisce troppo presto. Come mai perdiamo tutto questo tempo a cercare di rattoppare la nostra identità? Perché siamo tanto attratti dalle frivolezze? Perché queste piccole cose da niente sono importantissime."
May non lo stava ascoltando più e Edwin avrebbe potuto parlare alla propria ombra. (E, in un certo senso, era esattamente quello che stava facendo.)
"May, non so quale sia il senso della vita, ma una cosa la so: le frasi più importanti di tutto il linguaggio umano sono: 'se solo' e 'magari un giorno'. I nostri errori passati sono i desideri inappagati. Ciò che rimpiangiamo è ciò a cui aneliamo. È questo a fare di noi ciò che siamo."

sabato 10 ottobre 2009

La fame che abbiamo, Dave Eggers

L'indomani, al pomeriggio, avrebbero lasciato Alta - Pilar diretta a casa, Hand a Granada; di piani per il futuro non ce n'erano - e così affittarono le tavole al mattino presto e furono in acqua per le nove. Sarebbe stata una giornata priva di complicazioni.
Hand si spinse al largo prima di lei, e lei lo guardò finché non ebbe troppo caldo per rimanere asciutta. Vogò oltre il punto in cui le onde si infrangevano, il che significò attraversare quattro onde perfettamente formate che le crollarono addosso come ubriachi. Ogni volta dovette spingere la punta della tavola dentro l'onda sperando di rimanere a bordo, oppure optare per una resa preventiva, tuffarsi e attendere che la tavola balzasse via e quindi tornasse da lei. Non si era mai sentita così stanca.
Di lì a poco Hand partì di nuovo, su un'onda più grossa, un'onda che avrebbe travolto Pilar, se solo ci avesse provato. Lei lo guardò decollare verso la spiaggia, come se Hand avanzasse più veloce dell'onda stessa. Si rese conto che il movimento delle persone che cavalcavano le onde pareva assai più veloce delle onde che viaggiavano senza passeggeri. Quell'onda in particolare Hand l'aveva presa nell'istante perfetto, e adesso la cavalcava verso sinistra, e andava, andava, mentre l'onda correva verso l'estuario prendendo velocità. Il movimento sembrava non aver fine. Era perfetto. Hand salutò Pilar con la mano. Lei ricambiò. È strano, pensò, salutare qualcuno che sta facendo surf. Lo vide gesticolare e intanto proseguire, girando leggermente la tavola, veloce, fluido. Forse lo amava.
Si rimise a sedere, scrutando la distesa blu in cerca di rigonfiamenti.
Se questa storia contenesse una domanda in attesa di risposta non ve ne sarebbe una sola, ma molte, e sarebbero le seguenti. Come può il mondo permettere ciò? Permettere a queste persone di vivere così a lungo? Di percorrere tante miglia verso sud, per raggiungere un luogo così diverso eppure così confortevole, e in quel luogo incontrarsi di nuovo? Permettergli di ritrovarsi nudi insieme per la prima volta? Che cosa penserebbero i loro genitori? Che cosa penserebbero i loro amici? Qualcuno avrebbe da ridire? Chi farebbe progetti per loro? Quante volte nel corso di una vita possiamo prendere decisione che siano importanti ma che non facciano male a nessuno? Siamo obbligati - forse lo siamo - a dire sì davanti ogni scelta qualora a nessuno sia fatto del male? Utilizziamo l'espressione fare del male quando parliamo di cose come questa perché, quando vanno storte, ci si può sentire come colpiti nello sterno da un animale enorme che per travolgerci ha preso una rincorsa di chilometri.

[Tratto dal racconto L'unico significato dell'acqua simile a olio. La traduzione è pessima e il libro pieno di errori ma, tra alti e bassi, piacevole.]

lunedì 28 settembre 2009

Caso clinico n.2

Dopo tempo immemore mi sono ricordata della geniale idea che avevo avuto: descrivere i miei coinquilini. Quindi, perché non continuare con il caso più problematico?
Nome: Mattia, detto Spongy (per l'evidente somiglianza a Spongebob, quella spugna malefica. Che poi, chi è quella mente malata che disegna una spugna in pantaloncini tirolesi?! Bah.).
Età: 23 anni all'anagrafe, mentalmente direi intorno all'ottantina.
Corso di laurea: primo anno di specialistica in economia
Mattia è un caso moooooolto particolare, da trattare con attenzione. Si potrebbe dire che è l'insieme di tutte le stramberie possibili.
Prima di tutto, è allergico a qualsiasi cosa. E quelle poche cose a cui non è allergico, non le mangia. I suoi pasti sono composti da: pasta al tonno e bresaola annegata nel limone.
Mattia è fissato con il meteo. Quando non ci fissa in modo maniacale (ha anche uno strano tic all'occhio, ndA) o borbotta contro gli altri coinquilini, controlla una quantità tendente all'infinito di siti internet dedicati al meteo. Ho avuto la brillante idea di dirgli che sarei andata al mare e ora so temperatura terrestre e marina, quanti mm di pioggia cadono in ottobre e quanti giorni di sole ci sono, la percentuale di umidità e la forza del vento. In realtà, la cosa peggiore è che creda che la nebbia sia l'unico fattore di interesse a Milano. La nebbia.
Mattia è convinto che morirà a causa di un tumore al cervello dovuto alla rete wireless presente nel nostro appartamento. Ovviamente quando deve controllare il meteo il wireless non fa niente, ma quando serve a noi non si può usare, perché lui morirà per colpa nostra. Confinando la sua camera con la cucina, l'anno scorso ha deciso di mettere la testata del proprio letto precisamente dove c'è il forno, in modo che le onde non arrivino alla sua testa.
Fortunatamente, è Mattia stesso a dire di essere nato nell'epoca sbagliata. Perché si stava meglio quando si stava peggio, perché tutta questa tecnologia è inutile, perché voi donne perdete troppo tempo con creme e cerette (per lui, le ragazze non dovrebbero neanche fare la ceretta), perché è meglio parlare il dialetto che l'italiano.
Mattia, il ragazzo nato vecchio.

venerdì 18 settembre 2009

Full stop.

Certe volte mi chiedo perché voglia tenere aperto questo blog. Alla fine, non lo aggiorno quasi mai e non è che sprizzi ragionamenti profondi da tutti i pori.
Comunque. Riassunto dei mesi precedenti.
Luglio.
Dopo la sessione d'esame, per me, non sono iniziate le vacanze. Sono stata chiamata per l'operazione alla gola, che m'ha portato al riposo forzato per quasi un mese (per rischio emorragie al minimo sforzo). Sarà che ho una soglia del dolore abbastanza alta, ma io tutto il dolore che m'avevano prospettato, non l'ho sentito. L'unica cosa, non riuscivo a mangiare e sono dimagrita talmente tanto da farmi schifo da sola: quella non ero io e certe ossa neanche sapevo di averle. Ora sono, più o meno, quella di prima ad esclusione del fatto che il viso è rimasto troppo scavato per i miei gusti.
Ah, fatto importanterrimo: ho smesso di fumare (pacchetto emergenze a parte che, a dir la verità, non so neanche dove sia...). Non credevo fosse possibile, ero convinta avrei smesso solo in caso di gravidanza. E la cosa non è prevista nell'immediato.
Agosto.
Salvo tre giorni immersa nel nulla (in val Pusteria. C'è talmente poca vita, e di conseguenza poca illuminazione, che un cielo così stellato non l'avevo visto mai) a fare nordic walking, ho lavorato. Interprete per matrimoni inglesi e, nei giorni liberi, ripetizioni.
Il nordic walking è sempre stato una passione, ma non farlo nel mio amato paesino austriaco non è stata la stessa cosa. Poi mi innervosiva il fatto che, nonostante fossi in Italia, la lingua principale fosse il tedesco. E detto da una filogermanica vuol dire molto (anche se, ultimamente, mi risulta pesantissimo studiarlo, parlarlo, leggerlo...).
Fare l'interprete m'è piaciuto. Alla fine, nonostante l'apparenza acida, sono una ragazza romantica: vedere gli sguardi che si scambiano durante le promesse è commovente. Senti proprio che love is in the air.
Lasciamo perdere le ripetizioni, grazie. Per carità, a quindici anni ero oca anch'io, ma non a certi livelli. L'ultimo giorno m'ha detto che, dopo il liceo, sarebbe andata a Londra per fare la scuola di teatro perché è la migliore al mondo. Avrei voluto risponderle che la vedevo bene come futura Paris Hilton milanese, ma mi sono morsa la lingua.
Settembre.
Lo eleggo mese sfigato dell'anno. E dico solo questo.
Comunque è un mese noioso: passo le giornate a studiare o, almeno, faccio finta. In realtà andrei volentieri in letargo.
E poi...?
Sperando di finire gloriosamente la sessione d'esami, andrò una settimana vicino ad Alessandria d'Egitto. Vacanze, finalmente. E poi ricominceranno le lezioni...
A proposito di università, vorrei erigere una statua in onore di quelle menti brillanti del servizio orari lezioni. Chi sia mai passato da scienze linguistiche in Cattolica sa di cosa parlo: hanno la capacità di far sovrapporre qualsiasi ora. Quest'anno, il lunedì, alle 13.30 avrò lingua inglese e, nello stesso momento, nell'aula di fianco, lingua inglese. No, non ho sbagliato a scrivere: ho due lezioni di lingua inglese nello stesso momento. Poi c'è l'ormai classico lingua tedesca sovrapposta a letteratura tedesca, ma quello è un'abitudine. Io dico: posso capire il primo anno che si è divisi per livello di conoscenza della lingua, lì le sovrapposizioni ci possono stare. Ma dal secondo anno, i corsi di lingua sono divisi per curriculum. Quindi, se vedi che il lunedì alle 13.30, in MR 111/A c'è lezione di lingua inglese per gli studenti di LLS, perché metti, sempre il lunedì alle 13.30, in MR 112 un'altra lezione di lingua inglese per gli studenti di LLS? Lo so che è inutile continuare a parlarne, al terzo anno, ormai, dovrei averlo capito che è così, ma tant'è.
Ultimamente mi ronza in testa un'idea. Dato che al 99,9% non mi laureerò in corso, stavo pensando, alla fine di quest'anno accademico, d'andarmene all'estero per un po' e tornare solo per gli esami. Mi piacerebbe tornare a Edimburgo. O Londra. O in Germania. Beh, c'è tutto il tempo per pensarci...
Ah, veste nuova per il blog. La musichetta che partiva ogni volta che aprivo la pagina m'innervosiva (a dirla tutta, ho sempre odiato la musica che partiva in automatico all'apertura di una pagina web, non so perché l'abbia messa proprio nel mio blog...) e il layout m'aveva stancato.
Ora mi conviene rimettermi sui libri se, come ho scritto prima, ho intenzione di finire gloriosamente la sessione d'esami.
Tornerò. Forse.

martedì 28 luglio 2009

La vita segreta delle api, Sue Monk Kidd

Era il momento sospeso tra la fine del giorno e l'arrivo della notte, un momento che non ho mai amato per la tristezza che permane nell'intervallo tra l'andare e il venire. August guardò il cielo, dove stava sorgendo la luna, grande, argentata e spettrale.
«Osservala bene, Lily, perché stai per assistere alla fine di qualcosa» mi disse.
«Davvero?»
«Certo, perché da quando esiste il genere umano, la luna è sempre stata un mistero per noi. Pensaci bene. È forte tanto da attirare il mare; poi muore, ma torna sempre indietro. La mamma mi ripeteva che la Madonna viveva sulla luna e che io dovevo ballare quando il suo viso era luminoso e correre al riparo quando si presentava scuro.»
August fissò a lungo il cielo e poi, voltandosi verso la casa, soggiunse: «Non sarà mai la più stessa, una volta che andranno a camminarci sopra. Diventerà soltanto l'ennesimo grande programma scientifico».

giovedì 16 luglio 2009

Der Sommer kommt

Meglio tardi che mai, anch'io ho finito la sessione d'esame. Sessione andata discretamente, scleri dell'ultima ora a parte.
Ora posso finalmente dire d'essere in vacanza. E Milano non mi vedrà più fino a settembre, ché lì fa troppo caldo anche solo per pensare. Un po' mi spiace stare lontana per così tanto tempo, ma posso usare come scusante il fatto che d'estate diventi deserta: ho sempre trovato strano andare a Milano d'agosto, sembra un'altra città.
Nel frattempo continuo a dare ripetizioni e sono sempre più convinta che il mio futuro non sarà nell'insegnamento: non ho la pazienza necessaria per spiegare mille volte come si forma il passivo o cose del genere. E, nel caso sorgesse la fatidica domanda "perché lo fai, allora?" la risposta è: perché guadagno di più in tre giorni di ripetizioni che in un mese nel residence dove lavoravo l'anno scorso. Ebbene sì, sono molto materialista.
Domani sveglia all'alba per andare a fare esami vari ed eventuali pre-operazione. Sì, finalmente m'hanno chiamato e, legge di Murphy docet, nel periodo più caldo dell'anno. Ovviamente.
Ora vado a prepararmi psicologicamente all'alzataccia e penso a cosa scrivere di più sensato prossimamente...

martedì 7 luglio 2009

Mele bianche, Jonathan Carrol

«I soliti sintomi?». Inaspettatamente lei gli prese la mano e la strinse tra le sue. «Sì, un po', ma la cosa più evidente è l'appetito, e poi ho sempre freddo. Fortuna che ho questo giaccone: praticamente ci vivo dentro. Ma non è niente a confronto di quello che di solito succede alle altre. I primi tre mesi in genere sono i peggiori: io sono stata fortunata. Devo soltanto riempirmi le tasche di barrette di Mars e girare dentro questo igloo blu che mi hai dato tu. Tutto qua.
Senti, ma ne dobbiamo parlare ora, oppure possiamo rimandare a tra un po'? Sono ancora rintronata dal volo e vorrei proprio mangiare qualcos'altro. Magari qualcosa di dolce, se non ti dispiace».
«Un gelato con sopra una bella salsa di caramello calda?».
Isabelle gli strinse forte la mano e rispose: «Magari due».
Ettrich allungò il braccio verso il cruscotto e con un sospiro di felicità girò la chiave d'accensione. Isabelle era . Era seduta a mezzo metro da lui e stavano andando a comprare un gelato. Che altro poteva desiderare dalla vita?
«L'ho sentito».
Lui la guardò. «Che cosa?».
«Il tuo sospiro. Era un sospiro di felicità o di tristezza?».
Prima di avere la possibilità di rispondere, lei gli fece un'altra domanda, che cambiò per sempre il colore della sua vita.
«Vincent, com'è essere morti?».

mercoledì 27 maggio 2009

Blackjack

Da tempo avevo intenzione di aggiornare questo pseudo-blog, ma ho talmente tante cose da fare in questo periodo che, sinceramente, scrivere qua è l'ultima cosa che mi passa per la testa.
Così mi ritrovo in una calda notte meneghina, neo ventunenne, attaccata da eserciti di zanzare, a scrivere un po' di quello che mi capita e che m'è capitato.
Faccio la spola come al solito tra il ridente paesino sulle coste lariane e la frenetica Milano, cercando di far coincidere gli impegni dati da due lavori e le date degli esami.
Ho finalmente passato quel maledetto esame sull'economia nella letteratura. Non so ancora come, non so ancora perché. Fatto sta che mi sono ritrovata con l'assistente milanista ancora arrabbiata perché l'inter ha vinto lo scudetto. E io mi sono guardata bene dal palesare la mia fede calcistica.
Parlando di cose più futili, l'ultima perla da pendolare è stata:
"Ora vado a mettere l'anello. Perché, sai, la pillola fa venire la cellulite e, visto che mia madre ce l'ha, non vorrei che me l'attaccasse".
Perché la cellulite è notoriamente una malattia infettiva. Non so come abbia fatto a non ridere, giuro. O a insultarla, ai posteri l'ardua sentenza.
La convivenza, tra alti e bassi, va bene. L'anno prossimo si torna in undici e sono già aperte le scommesse su chi ucciderò per primo. Lo ammetto, la pazienza non è una delle mie virtù.
M'ero preparata un discorso che ho già perso per strata. Chiedo venia, ma è l'una di notte e io sono un pochettino stanca.
Domani - che poi sarebbe oggi - farò una cena per festeggiare il compleanno: sono graditi consigli sul menù. Di per sé non avrei problemi a cucinare, se non fosse che si schiatta di caldo e un coinquilino è allergico, praticamente, a qualsiasi cosa.
Già che ci sono, voglio rendere palese il mio odio verso Lady Gaga. O come si scrive. Quella della faccia da poker, per intenderci. Sì, lo so, non c'entra niente con la cena, ma il fatto è che è appena passata l'ennesima auto con quella maledetta canzone a tutto volume. Mi spiego: proprio sotto la mia camera c'è un semaforo e, come a ogni buon semaforo che si rispetti, gli automobilisti quando scatta la lucetta rossa si fermano. Di tamarri con musica oscena a tutto volume è pieno il mondo e, a quanto pare, in questo momento nessuno può fare a meno di questa canzone. Anche se devo dire che il massimo è stato sentire la Pausini sfrecciare tra la vie del centro.
Ok, è l'una e mezza ed è meglio che vada a dormire. Prometto che prima o poi scriverò anche qualcosa di sensato.
Per ora, buona notte e...
Happy birthday to me.

domenica 12 aprile 2009

And breathe, just breathe...

Ci sarebbero molte cose da dire.
Potrei parlare del terremoto in Abruzzo e di come mi si è gelato il sangue a un giorno di distanza realizzando che un'amica studia a L'Aquila. Potrei parlare di come, a volte, il culo faccia gran parte del lavoro nella vita universitaria. Potrei parlare della festa di laurea più assurda a cui abbia mai partecipato. Potrei parlare della cena dei "clasa" (aka coscritti) organizzata dopo sette lunghi anni e di come sia rimasta stupita dalla maturità di certe persone. Potrei parlare di come, anche quest'estate, mi ritroverò a fare ripetizioni, guide turistiche e a lavorare in albergo: i tre lavori che più odio e che ogni anno faccio. Potrei parlare di come, anche quest'anno, salteranno le mie vacanze. Potrei parlare di come abbia finalmente scoperto cos'ho alla gola, ma ciò lo rende ancora più noioso.
Ma in realtà non ce n'è bisogno.
Perché la mia amica sta bene, era già nel suo paese natale. Perché ho preso un signor voto avendo studiato mezza giornata (a quanto pare ricordo ancora quello che ho fatto alle superiori). Perché il corridoio dell'appartamento è diventato una piscina, s'è rotto l'ennesimo vetro della porta e ci sono macchie di vino ovunque. Perché certa gente lavativa è diventata più seria di me. Perché nessuno vuole andare in vacanza a maggio e io da giugno lavoro. Perché sono in lista d'attesa per uno stupido intervento doloroso e a rischio emorragia.
Il fatto è che sono stranamente tranquilla. Quella tranquillità e quel benessere che solo la primavera meneghina mi sa dare.

[E per parlare di tranquillità a Milano vuol dire che ho proprio una visione distorta della realtà, eh.]
Comunque.
Buona Pasqua.

sabato 11 aprile 2009

Il pornografo di Vienna, Lewis Crofts

Le guardie rimisero in piedi Egon e lo trattennero davanti al magistrato.
«Come si è detto, sfortunatamente non ci sono prove sufficienti di maltrattamento nei confronti di nessuno dei bambini. Perciò io la condanno, Egon Leo Adolf Schiele, di anni ventuno, celibe, residente in Buchberggasse 29, proprietà della famiglia Gierlinger, per il reato di diffusione di opere immorali, alla pena massima prevista dalla legge imperiale: quattro settimane. Purtroppo, avendo lei già scontato ventitré giorni, verrà sottoposto a reclusione per altri cinque giorni. Non credo che lasciarla lì più a lungo servirà a calmare la sua anima malata. In aggiunta a questo, proclamo una pubblica censura nei confronti della sua opera. Inoltre, i centoventiquattro lavori incriminati confiscati nel suo alloggio verranno distrutti. A cominciare da quello» aggiunse, indicando il ritratto di Valerie che nel trambusto era scivolato sul pavimento. «Guardia, lo porti fuori, per piacere, e mi aspetti alla piazza del mercato. Faccia i preparativi del caso.»
Una delle guardie si avvicinò al ritratto, lo raccolse dal pavimento e lo girò per nascondere il lato dipinto.
«L'imputato ha qualcosa da dire?»
Egon continuava a dibattersi contro la guardia.
«Qualcosa da dire?» ripeté il magistrato.
«È lei. È lei il criminale. L'arte dovrebbe essere libera. Limitare l'artista è un crimine; è assassinare la vita sul nascere.»

lunedì 16 marzo 2009

Caso clinico n. 1

Come precedentemente anticipato, ho deciso di dedicare un post a ogni componente della ridente Casa dello Studente.
Sicuramente m'annoierò prima d'arrivare a metà dei coinquilini, ma per ora iniziamo la parata...


Nome: Thomas, meglio conosciuto come Jerry (fantasia, eh? Thomas, Tom, Jerry)
Età: 24 anni
Corso di laurea: Scienze motorie. Da due anni gli mancano cinque esami per laurearsi e penso resterà in questa situazione finché morte non ci separi.

Se vedessi Thomas in un contesto esterno alla casa, probabilmente penserei che è una persona normale. Ma, vivendo in questo appartamento, non può esserlo.
Voci narrano che, al primo anno di università, non perdesse mai una lezione: si alzava alle sei per andare a Saronno (meglio conosciuta come Spacciolandia, dove è sita la suddetta facoltà), tornava a Milano per pranzo e poi ripartiva alla volta dell'università. Ma, come ogni buon universitario che si rispetti, la cosa ha avuto vita breve.
La frequenza è andata lentamente scemando e, due anni fa, il tutto è degenerato. Ha scoperto le magie di Messenger prima e di Facebook poi ed è diventato un tutt'uno con la scrivania. Per rendere l'idea: ha un callo nella parte inferiore del palmo della mano destra, dove l'arto sfrega contro la parte finale del portatile.
Il resto della giornata lo passa a struggersi. Si strugge d'amore per una ragazza, sulla quale ci sarebbe molto da dire, ma è meglio che non lo faccia. Comunque. Da quando s'è innamorato di questa ragazza, non pensa a nient'altro, è sempre triste, fa strani sortilegi nei giorni di luna piena, sperando che la donna angelicata un giorno incontri il suo sguardo e si innamori follemente di lui.
Data la sua aura allegra, abbiamo deciso di chiamarlo Gilette, come le famose lamette. Perché piange, si dispera, canta canzoni depresse.
...
..
.
E noi non ce la facciamo più.

domenica 8 marzo 2009

Non ho voglia di pensare a un titolo

Tornata.
Tornata con un nuovo taglio di capelli e con un nuovo tatuaggio (in realtà è di dicembre, ma mi sono resa conto di non averne nemmeno accennato. E non è da me).
Il problema è che non so cosa scrive e, soprattutto, come.
Sono capitata per caso sul mio vecchio blog (che avevo abbandonato perché Splinder diceva che il mio account era inesistente) e sono giunta alla conclusione che non sono più in grado di scrivere. Prima ero molto più poetica, i miei post sembravano quasi dei racconti brevi. Ora cosa sono? un modo come un altro per parlare, tutto qua.
Comunque. In questi mesi di - quasi - assenza sono giunta ad alcune conclusioni.
La conclusione più recente, giusto giusto di un paio di giorni fa, è che non sono più portata per i fucking friends. Sì, lo so, è una cosa che dovrei pensare e non dire, ma per me è importante. Importante non perché ho meno possibilità di finire su un sedile posteriore di un auto o tra lenzuola non mie, ma perché significa che non sono più la celeberrima Donna di Ghiaccio. Sarà che piccole donne crescono, ma mi riesce difficile uscire con una persona per il semplice atto fisico. Giovedì, dopo aver visto quello che ai tempi chiamavo IlGiurista, avevo un bisogno assoluto di cancellare l'accaduto, come se la cosa non mi appartenesse. Per non parlare di certi segni più visibili che neanche il correttore è riuscito a nascondere.
Al contrario di Iva, quindi, ti voglio con amore. Il problema, però, è che non so quanto voglia l'ipotetico lui: la mia vita è perfettamente organizzata per essere vissuta singolarmente, sarei in grado di aggiungere un altro protagonista?
Il problema (che poi tale non è), è che sto bene da sola e con i miei amici. Ho vissuto tanti bei momenti, a partire dal San Valentino con e Và, al ritorno in università con Ale, Vale, Nicla e Silvia, ai caffè con Ely o Cleofe, fino alle uscite laghee con Andre e Chicca (e non riuscirò mai a farvi vedere quanto è bella la nostra ultima scoperta, perché se cerco "Olde England Cernobbio" le uniche immagini che trova sono quelle della Villa d'Este. E non si può certamente definire pub, la suddetta villa. Bah): ho capito che sono loro le persone più importanti della mia vita. E per ora posso fare a meno della dolce metà: ne ho già dieci.
Nell'ultima settimana ho anche capito che non mi dispiacerebbe lavorare in ufficio. Mi è piaciuto fare la segretaria, anche se per poco. Ho deciso che, nel caso la mia laurea non fosse abbastanza per fare l'inserviente in Cattolica (ho pensato molte volte di dedicare un post a questa splendida figura, il cui lavoro è infilare la testa in aula per vedere se c'è lezione), potrei fare la segretaria: rispondere al telefono, inventare modi gentili e indiretti per mandare a quel paese le persone stupide, inviare fax e email, litigare con il computer che dovrebbe fare il salvataggio dati a mezzogiorno ma che continua a dare errori, und so weiter. Na, scherzi a parte, mi piace seriamente.
Come mio solito ho perso il filo logico dopo le prime due righe. Sarà che è quasi mezzanotte e sono un po' stanchina, sarà che domani devo andare a fare la spesa perché in questo appartamento le mie cose spariscono sempre (ma questa volta ci scappa la litigata. Chi scommette che ammazzo qualcuno?), sarà che - sempre domani - devo fare mille giri tra libreria, DSU e ufficio fotoriproduzioni, sarà che non so più che dire, ma questo post lo finisco così.
(Mais pas de problèmes: ho in mente una chicca per rendere partecipe l'intero web della gentaglia con cui vivo. Stay tuned.)

martedì 3 febbraio 2009

Le magie di Yahoo Answers

Ammetto di avere una sorta di allergia per i titoli delle canzoni. In genere uso il mio fidato Google per cercarli, scrivendone i primi versi (almeno ho un discreto orecchio...).
La mia ultima ricerca è stata:

there's a little creepy house in a little creepy place.

Il suddetto Google m'ha rimandato a Yahoo Answers. Penso l'abbia fatto di proposito, sa quanto odi quel sito e le domande idiote che vengono poste. A volte mi vien voglia di iscrivermi solo per fare domande assurde e vedere le risposte che tentano di dare gli utenti...
Comunque. La domanda posta in Yahoo Answers era questa:

Oggi ho sentito una musica che piu o meno faceva cosi nel ritornello:I can fell way.. .. I so high ...and .. Boo nn la so!! Provateci!


Ci mancava solo il nananana iniziale poi eravamo a cavallo. Ma come fai a capire una canzone se scrivi parole a caso?! Ma c'è chi è sicuro della risposta:

è senza ombra di dubbio "walking on air" di kerli

Senza ombra di dubbio. Bah... sarà, ma io vedo un po' di ombre.

lunedì 2 febbraio 2009

Legge di Murphy

Ero finalmente riuscita a organizzare l'ormai storica uscita con l'amica ed ecco che qualcosa va storto.
"La nonna deve andare in ospedale, quindi tu prendi il mio posto in ufficio". Il brutto delle imprese familiari: quando la segretaria - meglio conosciuta come mia madre - non c'è, la brava figlioletta deve prendere il suo posto.
La cosa di per sé non mi darebbe fastidio, se ogni tanto la genitrice si ricordasse di avvisarmi, dato che la madre della genitrice deve essere ricoverata ogni anno per i soliti esami.
Il risultato? Esame di letteratura inglese rimandato e buca all'amica.
Del primo non è che mi dispiaccia tanto, dato che al novanta percento non l'avrei passato lo stesso: il docente di letteratura inglese I, che io amo alla follia [leggere in modo sarcastico, please], scrive su un noto quotidiano economico, quindi perché fare un esame di letteratura inglese canonico? Beowulf? Canterbury Tales? Troppo scontati. Parliamo della celeberrima Harriet Martineau e delle sue Illustrations of Political Economy! Per non parlare di Ec(h)onomics: l'eco dell'economia nella letteratura. Perché io capisco tutto di economia e ho scelto di fare scienze linguistiche solo per sport.
Tralasciando il mio odio per il suddetto docente, sono veramente giù di corda per aver dovuto rimandare l'appuntamento con lei. Non la vedo da una vita, nonostante frequentiamo la stessa università (a dir la verità lo stesso corso di laurea, cambia solo indirizzo...). E non mi stupirei se saltasse anche la sbronza di San Valentino per single, soprattutto dopo quello che le ho detto non troppo tempo fa e che ora direi a me stessa.
Uff. Mangerei volentieri una fetta della torta che ho preparato per il compleanno di mio padre, se i miei pantagruelici cugini non l'avessero divorata. Per quanto ne so, poteva anche far schifo. Dalla prossima volta ne preparo un tortino a parte per me, almeno riesco a provarla.
E fuori è tornato tutto bianco: neve, noch einmal.

venerdì 30 gennaio 2009

Perle di saggezza da saldi

In realtà queste due perle di saggezza - e faccio finta di non aver sentito le altre - risalgono a un po' di tempo fa, ma una persona me le ha fatte tornare in mente....

PRIMA TAPPA: libreria
Io (prendendo in mano un libro e sfogliandolo): "sai, ho sentito dire che per capire se ti piace un libro, dovresti leggere pagina 69 prima di comprarlo..."
Lei (serissima): "ma sai cosa significa fare un 69, vero?"
Io (spiazzata da una domanda così stupida: come se non mi conoscesse da una vita e non sapesse cosa ho fatto praticamente fino all'altro ieri. Ma, a prescindere da ciò, chi a vent'anni non lo sa?!): "certo che so cosa significa."
Lei: "e allora perché proprio pagina 69?"
Io: "penso perché sei ancora all'inizio della storia, ma abbastanza avanti per capire lo stile dell'autore..."
Lei: "ah, io credevo avesse un doppio senso..."
(sconvolta decido di lasciar cadere il discorso...)

SECONDA TAPPA: negozio di intimo
[avere un filo logico non è il mio forte, soprattutto in questo periodo...]
Io (prendendo in mano un completo): "carino questo..."
Lei: "no, a me non piace!"
Io: "sì, lo so, non ti piace il nero e blablabla. Immaginalo in un altro colore, no?"
Lei: "no, no, non è per il nero..."
Io: "mh...?"
Lei: "è per il pizzo...!!"
Io: "scusa, ma continuo a non capire..."
Lei: "sì, il pizzo: mi sembra che non contenga niente...!!"
Io (pensando all'anatomia femminile e indietreggiando di qualche passo): "in che senso non contiene niente?!"
... nessuna risposta.
[in questo periodo non riesco a partorire post più profondi, ma sono sommersa dagli esami e non ho la forza di scervellarmi per scrivere un post anche solo lontanamente intelligente. Tra un mesetto spero di riuscire a scrivere qualcosa con un filo logico. Spero.]

domenica 18 gennaio 2009

Una conversazione degna di questo nome, III

[conversazione lunga e, per di più, inutile. Ma era per spiegare il mio odio verso gli scouts. Senza offesa, ovviamente. Ma anche no.
Abby sono io ed E è un mio amico.]

Abby scrive:
ah, te la dico io una cosa: odio gli scouts
quindi spero per te che tu non sia uno scout
E scrive:
ahaha si ho letto..ma perchè?
Abby scrive:
allora..
da brava studentessa fuori sede
la domenica mi tocca prendere la corriera fino a como per poi prendere il treno a sant'agostino
immancabilmente
su quella cazzo di corriera delle cinqueecinque
c'è una marea di scouts
il che equivale a dire che metà dei posti li occupano loro
e l'altra metà i loro zaini
così io e il mio povero trolley non sappiamo mai cosa fare
e quando si spostano ammazzano la gente
perché togliere lo zaino dalle spalle è troppo difficile
E scrive:
ahahah
è incorporato eh
nascono cosi
Abby scrive:
che poi mi domando
E scrive:
a cosa servono?
Abby scrive:
perché non possono mettersi i pantaloni lunghi?!
E scrive:
ahahah
Abby scrive:
se, va beh, oltre a quello
voglio dire
a cosa serve mettere i pantaloncini se poi hai le calze a mo' di parigine?!
E scrive:
bbauahuahuaahua
volevo dirtelo io!
Abby scrive:
non stai facendo uno spettacolo burlesque, cazzo
vado anch'io in montagna, per carità
ma se metto i pantaloncini e gli scarponi
tento di tenere le calze al livello della caviglia
E scrive:
io invece tento di non ammazzare la gente con lo zaino
Abby scrive:
forse perché hai il cervello per non portarlo più grande di te?!
E scrive:
ahahah
Abby scrive:
io sono insofferente e acida, mai detto il contrario, ma come fai a voler essere uno scout?
ma non ti rendi conto che nuoci all'umanità?
E scrive:
e che tutti ti prendono per il culo,soprattutto
Abby scrive:
esaaaaaaatto
poi, oggi, ce n'era una che era uno spettacolo
tralasciamo le superga per andare in montagna
E scrive:
in gennaio
Abby scrive:
(soprattutto in una giornata uggiosa, ma va beh)
le calze A RIGHE ROSA E GIALLE
e non rosa e gialle tenui
facevano concorrenza ai miei evidenziatori
E scrive:
erano per distogliere il pensiero dalle superga
Abby scrive:
e sopra.. ta-daaaan! il cappotto
ma vai in montagna con il cappotto?!
E scrive:
auhauhauhhau
Abby scrive:
neanche io arrivo a tanto, dai
E scrive:
perché non in frac?
Abby scrive:
che poi, ero convinta che le calze fossero parte della divisa che ti danno
ma, a quanto pare, no...
ovviamente non mancava lo zaino extra large
secondo me vanno in base all'altezza
E scrive:
come gli sci
Abby scrive:
"sei un metro e cinquanta... mmh... direi che uno zaino di due metri può andare bene per te, puoi rompere abbastanza i coglioni"
E scrive:
ahahah
Abby scrive:
e io che perdo pure tempo a parlare di questi esseri inutili!!
[La conversazione va avanti, ma vi risparmio il resto.]

domenica 4 gennaio 2009

Ritratto di famiglia

Mio padre sdraiato sul divano a due posti.
Mia madre seduta sulla chaise longue.
Il cane dorme sul divano a tre posti.

E la figlia dove, se non per terra?

Che stupida, e io che pensavo che i cani dovessero stare sul pavimento.

venerdì 2 gennaio 2009

Ingrassare di dieci chili in un giorno

Tra i tanti casi patologici della mia famiglia, c'è mia zia.
Mia zia è una di quelle classiche donne quasi-cinquantenni con sindrome pre-menopausa e la fissa per il grasso.
Lei non è una di quelle persone che pensano: "ok, ho quasi cinquant'anni ma ho un fisico che può fare invidia a molti!". No, lei pensa: "ho quarantasette anni e sono grassa". In realtà il suo unico problema è il non riuscire ad accettare il fatto che il corpo non è più quello di una ventenne e dovrebbe cercare di scendere a compromessi tra quello che vuole e quello che può obiettivamente ottenere.
Fatto sta che si ciba solo di insalata. Penso possa fare concorrenza a una capra.

Il destino vuole che suo marito sia evidentemente in sovrappeso. Mia zia passa le giornate a struggersi su come poter smuovere mio zio dalla sedia. Con scarsi risultati, aggiungerei.
Un giorno arriva raggiante a casa nostra esclamando che il suddetto coniuge aveva perso la bellezza di dieci chili.
Io un po' perplessa lo ero. Certo, io sono un caso umano e non m'accorgo mai se una persona dimagrisce o ingrassa, però una differenza di dieci chili un pochettino si dovrebbe notare. O no?
Poco tempo dopo mio zio, magicamente dimagrito di dieci chili, si trova a dover affrontare un controllo medico, nel quale si deve anche pesare.

E, magia! I chili sono tornati!
Una volta riferito questo a mia zia, lei, non ancora convinta di doversi aggiungere dieci chili al suo peso, ha voluto la riconferma con la bilancia di casa nostra, che ha infranto ogni suo sogno e speranza.

Il risultato? Mangia ancora più insalata ed è a un passo dall'esaurimento nervoso.