domenica 12 febbraio 2012

Ciao Pauline!, Jonathan Carroll


«Grazie.»
«Di cosa? Quegli occhiali sono davvero da VIP in incognito. Sbaglio, o ti chiami Veronica Lake?»
«Non scherzo Sam. Grazie per avermi raccontato la tua storia. Aprirsi così è un gesto pericoloso, rende indifesi e vulnerabili. Credo che a me sia capitato tre volte, in tutta la mia vita.»
«Pensi che mi racconterai mai la tua storia?»
Si sfilò gli occhiali e li posò sul tavolino. I suoi occhi luccicavano di lacrime. «Ancora non so. Il primo che dice "Ti amo" ha perso. Quest'idea mi ha sempre spaventata. Tu sai già che io ti amo. Se anch'io ti racconto tutta la mia storia e poi le cose tra noi vanno male, non mi rimarrà un granché.»
«Sembra che tu faccia parte di una di quelle tribù che pensano che se qualcuno le fotografa, ruberà le loro anime.»
Si strofinò forte gli occhi con le mani. «La tua storia è la tua anima. Più si sta con qualcuno, più gli si dà fiducia, maggiore è il desiderio di raccontare. Sono convinta che quando incontri il compagno ideale gli dici tutto, finché non ti rimane più nulla. A quel punto tutto ricomincia da capo, e la storia è diventata di entrambi.»
«Niente separazione tra Stato e Chiesa? Si condivide anche lo stesso spazzolino?»
Quando rispose, il tono della sua voce era basso ma determinato: «Si comprano due spazzolini blu identici e li si tiene nello stesso bicchiere, così non si saprà mai a chi appartengono. Il tuo è mio e il mio è tuo.»
«Quello sì che è essere vicini, Veronica.»

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