lunedì 7 luglio 2008

Bontà, Tim Parks

Dico con cautela: «Non sembravi così preoccupata per lei quando è nata. Cioè, eri un po' distaccata e meccanica. A cosa si deve questo grande cambiamento?».
Lei si stringe nelle spalle. Non è tenuta a dare spiegazioni, dice. Non lo sa. Dal canto suo potrebbe chiedermi come mai a un tratto ho abbandonato le speranze che certo non mi mancavano all'inizio, quando interpellavo tutti gli specialisti. Organizzavo l'intervento. E ora vorrei che morisse. Non è giusto, dico io. Ascoltiamo il fievole ticchettio di un orologio a parete. Poi lei dice: «È solo che voglio vederla sorridere di nuovo. Quel giorno, quando ha sorriso, mi sono innamorata di lei».

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