domenica 23 settembre 2007

Sfogo a ruota libera

In giorni come oggi, in cui la mia indole solitaria è più accentuata del solito, mi ritrovo a pensare a me stessa.
Non che di solito non lo faccia, sia chiaro. Anzi. Sono una persona che pensa, ripensa, riflette, considera, pondera, rimugina...
Che grande cosa, i sinonimi.
Ma sto divagando, come mio solito... È difficile che qualcosa con me abbia un filo logico negli ultimi tempi, lascio tutto al caso.
E non è da me. Io, maniaca dell'ordine. Io, miss perfezione. Io, con tutte le mie tare mentali sull'ordine logico da seguire.
Mi manca un po' tutto, in questo periodo. Mi sono resa conto in quest'ultima mia vacanza di come sia diventata insofferente. Non che prima non lo fossi, solo che l'insofferenza sta raggiungendo livelli mai visti prima. E mi spiace, perché mi rendo conto che rovino i rapporti che intesso con tanta difficoltà.
A causa della mia insofferenza mi allontano da tutto e da tutti, ho un continuo bisogno di cambiare ma, allo stesso tempo, di qualcuno che mi stia accanto. E diventa sempre più difficile trovarlo, perché sono stronza, sono acida, sono insofferente, sono cresciuta troppo in fretta, sono fredda, sono insicura... Sono una marea di cose che fa scappare le persone.
Ho anche dei pregi, ovvio. Ma non è questo il momento di elencarli, trattandosi di uno sfogo. E, in ogni caso, non sono abituata a tessere le lodi di qualcuno, figuriamoci di me stessa.
A poche settimane dall'inizio dell'università mi sento fragile come non mai. Leggere negli occhi di mio padre, che raramente scambia con me più delle solite frasi di circostanza, un "so già che non ce la farai" mi fa male, terribilmente male. So che le mie aspirazioni sono alte, ma so di poter riuscire, volendo. Eppure, tutto quello che cerco è un "sono fiero di te" che so già non arriverà mai.
Perché? Non lo so e non voglio saperlo, perché il venire a conoscenza del perché mio padre costruisca ogni giorno un muro sempre più invalicabile tra me e lui sarebbe più doloroso dell'attesa per una semplice frase mai detta.
Quindi, che fare? Basta stamparsi in faccia uno di quei sorrisi finti che ormai mi riescono meglio di quelli veri e far finta che tutto vada bene, perché sono solo ansie da post adolescente complessata.

2 commenti:

Salz ha detto...

I giorni che precedono l'inizio dell'università sono sempre carichi di incertezza, facevano paura anche a me. Così è normale ritrovarsi a fare il punto su ciò che è stata la nostra vita finora, e soprattutto su come vorremmo che non fosse in seguito.
Se ti può consolare, anche il mio rapporto con mio padre migliorò tantissimo dopo il primo anno di università... sarà stato merito della lontananza, in quanto io studio fuori sede? Merito della mia maggiore maturità, che mi avrà avvicinato di più a lui? Chi lo sa, chi se ne frega... però, come vedi, i brutti momenti esistono, si superano, e dopo non fanno più paura.
In bocca al lupo per tutto.

Abby ha detto...

non è incertezza, anzi. in realtà sono sempre stata abbastanza decisa, quindi non è quello che mi preoccupa.
non sono neanche i cambiamenti. ho sempre bisogno di cambiare aria, non mi piace stare ferma in un posto troppo a lungo.
in realtà, il rapporto con mio padre ha avuto momenti peggiori, me ne rendo conto, così come mi rendo conto che non ho mai avuto e mai avrò un padre iperprotettivo e ultraaffettuoso. ti dirò, gliene sono grata, perchè mi fa affrontare il mondo a testa alta e non mi fermo alla prima difficoltà. è che la mia famiglia, in linea di massima, è abbastanza fredda e chiusa, e io ci sono dentro in pieno. perchè a volte ho questi momenti di debolezza in cui vomito tutti gli aspetti negativi della mia vita, ma oltre a ciò, raramente mi vedrai esternare emozioni.
ieri, quando ho iniziato a scrivere il post, avevo tutta un'altra idea in mente, ma spesso mi lascio trasportare dal flusso dei miei pensieri e sono finita per parlare di mio padre...
in ogni caso, crepi il lupo.